• GIOVANNI OBERTI

I MURI SENTONO L’AMORE E LA RABBIA, MA ANCHE LA SOLITUDINE E LA MALATTIA. NON SANNO COS’È LA MUSICA, LA RIPETONO

11.07.2020 – 11.08.2020
Palazzo Brancadoro, Via della Sapienza, 18 Fermo
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È difficilissimo parlare di amore, di un amore. Questa mostra ne racconta il ricordo legato al passato della famiglia che abita Palazzo Brancadoro, la cui traccia è arrivata fino alle nipoti e continuerà ad essere tramandata. La storia del Ritratto di Ave di Osvaldo Licini è quanto resta del fatto aneddotico stimolo del progetto pensato da Giovanni Oberti per le stanze del piano nobile del palazzo. Qui l’artista ha introdotto delle immagini che producono un campo di possibilità narrative in una sorta di interregno tra ciò che è stato, e che si è cristallizzato o rappreso come un fiore nell’ambra, e qualcosa che sarebbe potuto accadere. La mostra si dispiega come un percorso, articolato similmente ai movimenti di un’opera musicale, e si apre con un momento di convivio offerto dai frutti secchi e disidratati dell’opera Oggetti patinati, cui succede nella seconda stanza quello della danza, dello scambio e dell’amore di Lui e Lei accompagnato dalle riflessioni degli specchi della vita e della realtà di Specchio trasfiguratore della bellezza del mondo, e si conclude nel fumoir con Vanitas con steli di aglio. Attraverso il passaggio nelle stanze, lo spettatore compie una sorta di tour dall’andamento ritmato, musicale e cadenzato dai profumi e dai movimenti, che inizia e finisce per mezzo di una narrazione delicata, evocativa.

È difficilissimo parlare di amore, di un amore. Questa mostra ne racconta il ricordo legato al passato della famiglia che abita Palazzo Brancadoro, la cui traccia è arrivata fino alle nipoti e continuerà ad essere tramandata. La storia del Ritratto di Ave di Osvaldo Licini è quanto resta del fatto aneddotico stimolo del progetto pensato da Giovanni Oberti per le stanze del piano nobile del palazzo. Qui l’artista ha introdotto delle immagini che producono un campo di possibilità narrative in una sorta di interregno tra ciò che è stato, e che si è cristallizzato o rappreso come un fiore nell’ambra, e qualcosa che sarebbe potuto accadere. La mostra si dispiega come un percorso, articolato similmente ai movimenti di un’opera musicale, e si apre con un momento di convivio offerto dai frutti secchi e disidratati dell’opera Oggetti patinati, cui succede nella seconda stanza quello della danza, dello scambio e dell’amore di Lui e Lei accompagnato dalle riflessioni degli specchi della vita e della realtà di Specchio trasfiguratore della bellezza del mondo, e si conclude nel fumoir con Vanitas con steli di aglio. Attraverso il passaggio nelle stanze, lo spettatore compie una sorta di tour dall’andamento ritmato, musicale e cadenzato dai profumi e dai movimenti, che inizia e finisce per mezzo di una narrazione delicata, evocativa.

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